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Cod Art 0147 | Rev 01 del 25 Mar 2013 | Data 28 Apr 2009 | Autore N. Castronuovo

 

   

 

LA DISTRUZIONE DELLE BARRIERE CORALLINE DEL SUD EST ASIATICO

Foto1

Le barriere coralline sono in pericolo. Cambiamenti climatici e una politica di mala gestione contribuiscono alla loro distruzione. Purtroppo in alcuni casi gli stessi pescatori, per i quali le barriere sono sempre state fonte di vita e prosperità, distrugguno per pochi soldi interi reef. Un amico, Alberto D'Este, abile foto sub, esploratore di fondali marini e centinaia di immersioni nei mari di tutto il mondo, scrive per denunciare una situazione oramai insostenibile: i pescatori di frodo, che si mescolano ai pescatori legali, confondendo le autorità preposte ai controlli dei territori di pesca ( a volte devono affrontare scontri a fuoco per allontanare o cercare di catturare questi sprovveduti), spinti dall’ignoranza e dalla miseria, perpetuano una carneficina nei fondali, spingendosi anche nei parchi marini del Borneo Malese ed in alcune aree di Sumatra, con una pratica che si credeva estinta, quella della pesca illegale con le bombe e con il veleno. Alberto scrive:

"Ciao Nico, le foto che ho scattato nelle isole di Daymaniyat, parco marino dell’Oman, denunciano situazioni gravi per quanto riguarda la pesca di frodo. Nasse sparse qua e la con dentro i 'richiami' per attirare altri simili che saranno in seguito, catturati (non solo per il mercato dell’acquariofilia con specie protette) e che ritengo ignobile perché i pesci dentro le nasse vengono lasciati per giorni e giorni senza cibo, cercando di liberarsi dalle trappole infernali lottando come matti, procurandosi ferite anche gravi".

Il pesce della foto sottostante è un pesce palla mappato, dentro una nassa.

Foto2

"Vorrei tagliare le nasse per liberarli, ma il timore e l’esperienza che ho vissuto deriva da alcune esperienze negative provate nell’Indo Pacifico, Borneo Est ed Ovest, dove i pescatori incuranti della vicinanza dei sub, procurano danni gravissimi all’intero ecosistema marino, pescando con le bombe e con il veleno. Mi è capitato di osservare queste pratiche nei pressi di Derawan, isola dell’Est Borneo e a Terrenguan, sempre nel Borneo Malese. Per motivi di “salute” preferisco farmi i cavoli miei….Nelle Filippine poi ho visto banchi del pesce con tranci interi di squalo Balena, e pinne recise di squalo. Nella foto sottostante uno dei pescherecci che praticano la pesca.. non si sa se illegale o meno "

Certo le dichiarazioni di Alberto sono inquietanti. Il veleno di cui parla, se usato in quantità, distrugge tutta la fauna marina, nel raggio di decine di metri. Si ricava triturando le radici di una pianta che contiene una tossina (radici di Derris elliptica * o piante dello stesso genere); le correnti trasportano il veleno che agisce per alcuni minuti prima di dissolversi; le bombe distruggono colonie intere di coralli e rocce, annientando i fondali. Ogni deflagrazione procura 5 kg di pesce. Il 'peso dell’uomo' con i suoi gesti dunque non è più sostenibile per il pianeta mare! Una biologa marina, Helen Fox, da qualche tempo si batte in modo concreto monitorando il mare alla ricerca delle larve sospese di corallo, in seguito in queste aree saranno rilasciati sui fondali, centinaia di chili di rocce, che serviranno da 'appoggio e ancoraggio' per la crescita delle future colonie.

I territori sottomarini spazzati via dalle deflagrazioni delle bombe sono vulnerabili, una qualsiasi tempesta o una forte mareggiata, possono allontanare e desertificare la geografia di questi fondali. Il lavoro di Helen è dunque importantissimo. I monitoraggi nelle nuove aree ricostruite dai massi, mostrano che una nuova colonia presto sorgerà, ridando vita a vaste zone, ma, sostiene la Fox, è necessaria una cultura della legalità fra i pescatori ed alternative alla pesca di frodo, consapevoli che oltre la pesca sostenibile esiste il turismo subacqueo, altra fonte di ricchezza per questi luoghi fantastici, un modo per tutelare l’intero ecosistema. Spesso come abbiamo visto però, la ricostruzione dei disastri procurati, è lasciata alla buona volontà di pochi, dobbiamo allora sensibilizzare e divulgare una cultura della natura al fine e allo scopo di preservarla per noi e le generazioni future.

Un ringraziamento particolare dunque ad Alberto per il suo contributo fotografico e la sua testimonianza su una situazione critica e che persiste da troppo tempo.

* Derris elliptica: la radice contiene rotenone, una sostanza molto tossica per i pesci, molto meno per i mammiferi. In mare persiste per circa 6 mesi.